martedì 20 dicembre 2011

Lettura dei Tarocchi: il Cartomante, il Mazzo, il Consultante



Riallacciandomi al post precedente volevo approfondire alcuni aspetti della Lettura dei Tarocchi relativi al Rituale.
E' giusto che ognuno trovi il proprio Rituale nel quale sentirsi a proprio agio, non dobbiamo dimenticare però che esistono alcune regole precise che stabiliscono dove e come consultare, in quanto concorrono, con l'esperienza e le doti naturali del Cartomante, ad una buona lettura, ricordando che se non dovessero essere seguite alla lettera, la lettura stessa non ne sarebbe comunque preclusa.
Quindi prendete buona nota di quanto sto per dirvi, senza però farne la ricetta perfetta del "Perfetto Indovino". Non dimenticate mai che l'Attore principale siete voi, quindi è importante il vostro stato d'animo, la vostra concentrazione, la vostra sensibilità e soprattutto la vostra obiettività.
Non operate mai se siete di cattivo umore, stanchi o turbati. Disagi fisici o psichici o anche una semplice tensione, possono influenzare la vostra sensibilità e di conseguenza una buona interpretazione. Anche voi, come il Consultante, dovete essere a vostro agio. Trattate il vostro ospite con il giusto distacco emotivo, cortese interessamento e gentilezza. Anche una leggera antipatia nei suoi confronti rischia di compromettere una lettura obiettiva. Per contro anche troppo interesse personale può essere controproducente.

Qualunque sia il responso delle carte, non mentite solo per evitare una sofferenza al Consultante, offrite semmai un consiglio o un'alternativa. Contemporaneamente non date per certa la buona riuscita della storia d'amore tanto anelata dalla vostra migliore amica, solo per vederla sorridere, a meno che questo non sia il vero responso delle lame estratte.

Tante persone mi hanno chiesto come ho scelto il MIO mazzo di carte. La risposta è apparentemente semplice: lo senti.
Come ho raccontato ho una grande collezione di Tarocchi, scovati tra negozi e mercatini. Li tengo esposti su una libreria, alla vista di tutti, amici e consultanti.
Ma il mio mazzo è avvolto in un telo di raso bianco, simbolo della purezza, chiuso in un cofanetto di legno, simbolo della natura.
Quando lo acquistai non successe niente di particolare, pagai il conto e lo misi nella borsa, contenta di aver incrementato la mia collezione.
A casa, sfogliando le lame una ad una, le immagini mi apparivano più brillanti, i disegni mi affascinavano, toccarle mi provocavano strane sensazioni alle mani. Vibravano.
Non fui io a decidere che sarebbe stato quello, ma sentii che lo era.
Ognuno di noi ha un suo rituale per la consacrazione del mazzo, che deve essere depurato da qualsiasi contatto avuto prima (fabbricante, negoziante, clienti curiosi che lo hanno casualmente impregnato).
Esistono svariati metodi di liberazione dagli influssi vibrazionali di altri, ma a mio avviso basta una tecnica molto semplice, da effettuare preferibilmente durante una notte di luna piena.
Rilassatevi tramite una piccola tecnica di meditazione, su di un tavolo disponete un telo di colore neutro (magari lo stesso che userete per le vostre operazioni di consulto), ai quattro lati mettete quattro candele, accendete dell'incenso dal profumo tenue, vicino ad una ciotola d'acqua e un piattino con del sale.
In questo modo avete i simboli dei quattro elementi cosmici: terra, acqua, fuoco, aria.



E' altrettanto importante la preparazione del Consultante.
La lettura degli Arcani non è un gioco da salotto. Chi si presta a leggere le carte mette a disposizione le proprie conoscenze esoteriche che devono essere contraccambiate con fiducia e rispetto.
E' importante fare presente a chi sta davanti a voi che non deve abusare dei consulti, affidandosi ciecamente ai responsi delle letture per qualsiasi passo da fare nella vita. Le carte devono essere un suggerimento, un aiuto, un chiarimento della situazione. Il destino non si cambia bersagliando le carte di domande, ma con la chiarezza di idee e con la vera volontà del cambiamento. Bisogna usare i consulti come guida, come un amico consigliere e non farne l'unico assoluto riferimento.

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